sabato 28 febbraio 2009

Facebook/2: mixer relazionale


Lo confesso. Sono certamente io, ma da internauta di lunga data ammetto che Facebook continua a mettermi a disagio.
Su Facebook ho quattro tipi di amici (su Facebook, amici sono le persone con cui dichiaro di voler essere in relazione, in contatto): persone che conosco molto bene, membri della Comunità, con cui condivido tanti aspetti della mia vita, con cui ho confidenza, dialogo; alcuni più giovani, membri dei nostri gruppi, che mi conoscono bene; alcuni vecchi compagni di classe, che non rivedevo da anni, con cui ho scambiato un primo contatto rimandandoci ad una futuribile rimpatriata; dei parenti, molto cari ma fisicamente lontani, che adesso posso tenere quasi a contatto di dita.
Ora, ciò che mi mette a disagio è che non è detto che mi faccia piacere che tutti possano vedere tutto di ciò che posso immettere su Facebook; contemporaneamente, mi rendo conto (perchè mi viene anche notificato, per posta!) di poter partecipare di tanti aspetti della vita di tutte queste persone, anche aspetti che non conoscevo e che, in qualche caso, vorrei avere il pudore di non vedere, di non conoscere ad ogni costo.
Sarò io, ripeto, sarà che sono grande ed ho un passato più lungo ed un presente più ampio del mio futuro, in cui tanti mondi si intrecciano in modo impredicibile, in cui devo fare i conti con i miei scheletri nell'armadio, la mia poca trasparenza...
Credo che Facebook mi dica molto delle nuove generazioni e di come ciò che per me è fonte di disagio, per loro è motivo di entusiasmo.
Mi auguro che esserci mi aiuti a comprendere. E anche un pò a comprendere loro.

giovedì 19 febbraio 2009

Una sola faccia per Facebook


Riflettevo sul modello di relazioni proposto da Facebook. Chi di voi lo conosce sa di cosa parlo. Per quanto riguarda gli altri, facciano un salto alla voce dedicata su Wikipedia per un rapido prontuario.
Nel momento in cui si accetta la proposta di amicizia di un'altro utente, questo viene inserito in un elenco di propri amici che potranno accedere alla propria bacheca dove potrà trovare ciò che io avrò deciso di rendere pubblico (foto, video, annotazioni...) e ciò che gli altri amici vi avranno lasciato rendendolo pubblico, per loro iniziativa o a commento di miei o altrui contenuti.
Ora, salvo il caso di messaggi personali, analoghi ad un messaggio email, tutti gli amici possono vedere tutto di me.
Questo è un meccanismo particolare del software di Facebook, dovuto ad una scelta di chi gestisce il sito, ed ha - come ogni cosa - i suoi risvolti sul piano educativo.
Da una parte, chi si iscrive al sito - per inciso, annoto che molti di loro sono i nostri ragazzi più grandi :) - è invitato a fornire un'immagine univoca di sé. Tanto per fare un esempio, non ci si può presentare come un bravo ragazzo con qualcuno e poi fare il teppistello con altri, magari vantandosi con un video di qualche bravata. Le due cose, se ci sono, confluiscono in un'unica immagine di quella persona che tutti, gli amici 'bene' e quelli della gang, conosceranno allo stesso modo.
Mi sembra di vedere in questo un'opportunità educativa che da animatori potremmo cogliere, controbilanciata da quello che a mio avviso è, almeno potenzialmente, un limite: l'indistinzione delle relazioni. Di questo ne riparleremo; per il momento, cogliamo quel che ce ne può venire di buono.
Ebbene, in tanti itinerari sull'identità personale abbiamo richiesto ai nostri ragazzi di descriversi, guardarsi allo specchio, raccontare delle proprie amicizie, dei propri interessi. Se avessimo dei ragazzi utenti di Facebook, quanto sarebbe più significativo avere come punto di partenza in un dialogo personale o in un itinerario di gruppo, una stampa della loro bacheca con tutte le annotazioni, i commenti fatti, i gruppi a cui è iscritto, le pagine di cui è fan, l'elenco dei loro amici...
Magari, in un prossimo post, si potrà provare a tracciare le linee per un percorso sull'identità personale partendo dalla bacheca di Facebook.

P.S.: Il link a Facebook è questo, ma tanto se non siete registrati non vedete nulla; se lo siete non ne avete bisogno.

sabato 14 febbraio 2009

San Valentino: educare i sentimenti?


Il Santo umbro che, suo malgrado, si celebra oggi tra qualche sguardo languido, un mazzo di fiori, dei cioccolatini, riporta la nostra attenzione sull'educazione sentimentale ed affettiva.
E' possibile? Ha senso? A quali obiettivi deve puntare? A quali domande deve rispondere? Ci sono ancora ambienti che la praticano? Con che modalità?
La situazione è che spesso, da una parte, facciamo richiami ad astratte (perché disincarnate, non infondate) norme morali, consapevoli che verranno disattese e, dall'altra, guardiamo con un certo compiacimento alle prime manifestazioni (a volte un pò esagerate, acerbe) dell'affettività adolescente.
I ragazzi invece cercano gente 'forte' (nel senso: 'forte, quell'animatore...') con cui dialogare, dibattere, anche essere in disaccordo, ma in cui riconoscono una vita, una storia in cui i pezzi di verità che si vanno proclamando sono stati conquistati uno per uno, a forza di passioni e debolezze, di scelte e di errori, a prezzo di cicatrici ancora doloranti e di momenti di esaltazione.
Sono ingredienti questi che non mancano a nessun animatore, perché sono elargiti ad ogni uomo dalla vita a piene mani. Provate a ripercorrerli, con intensità. E in mezzo a qualche rimpianto, forse qualche lacrima, scorgeremo il significato di ciò che è stato per noi essere uomini e di ciò che possiamo davvero offrire ai ragazzi.
P.S.: A causa del numero spropositato di commenti ricevuti, stiamo cercando altri 14 moderatori che ci affianchino nel lavoro. Chi si volesse candidare è pregato di lasciare un commento. :)

giovedì 12 febbraio 2009

Scegliere la scuola superiore


Ho avuto modo di raccogliere l'altro giorno la testimonianza di un'amica alle prese con la scelta di suo figlio della scuola superiore.

La preoccupazione di un genitore è tanta; la scelta è importante e andrebbe ponderata attentamente.

Da parte mia, pensavo al ruolo che può avere un animatore di gruppo in questo senso. Tredici anni sono un bel momento per un'unità di percorso sull'identità, la conoscenza di sè, le proprie doti (i doni, i talenti... sicuro che non ci sia nulla dell'educazione alla fede in questo?).

Poi c'è il dialogo, le volte in cui i ragazzi parlano spontaneamente di loro, regalandoci improvvisi e vertiginosi voli sugli altopiani del loro cuore, dei loro sentimenti.

Non sempre abbiamo una parola da portare e allora impariamo ad ascoltare; poi, quando è possibile, offriamo delle occasioni per riflettere, per dare un rimando: che peso ha il parere dei tuoi genitori su questo? sei sicuro che una scelta come questa debba essere strettamente legata a ciò che scelgono i tuoi amici? in che modo pensi che scegliere quella scuola ti aiuterebbe a sviluppare i questo tuo particolare dono?

A voi è successo di dialogare su questo con i ragazzi? Come è andata?

Metti che un giorno un ragazzo...

A proposito di internet, ragazzi e sicurezza, specialmente ai più giovani tra noi, potrà capitare di raccogliere le confidenze dei ragazzi su episodi e situazioni vissute. Queste possono mettere l'animatore in seria difficoltà sull'atteggiamento da tenere, rappresentando uno dei momenti in cui si ricorderà che essere animatori non è giocare a pallone con i ragazzi.

  • Il ragazzo mi sta comunicando vissuti reali o delle fantasie?
  • In un caso o nell'altro, quale funzione stanno assolvendo nell'esperienza attuale del giovane?
  • Bisogna dirlo ai genitori? E in che modo? E chi glielo dirà? Sono preparati a gestire la situazione? Vanno aiutati? Come?
  • Nel mio ambiente educativo, c'è qualcuno autorevole e preparato con cui confrontarmi e chiedere aiuto (non è detto che il Parroco sia sempre la scelta migliore)? C'è un'équipe di animatori seria e preparata con cui confrontarmi?
  • In quali casi dovrei al più presto segnalare i fatti alle forze dell'ordine? Che succederà poi?

Era solo una prima lista di domande. Provate a rispondere.

Ragazzi in rete: lo spazio degli educatori.

Raccogliendo l'invito del Papa, ci può essere un posto per noi educatori nel rapporto tra i ragazzi e la rete? Io penso di sì. Ovviamente, anche noi possiamo parlare con loro e dare il nostro contributo:

  • Possiamo verificare e confrontarci con loro sul posto che ha l'uso della rete nella gestione complessiva del tempo libero
  • Possiamo verificare e incoraggiare il dialogo con i genitori sia su episodi vissuti dai ragazzi che in generale su Internet e i siti frequentati
  • Molti di noi possono anche accompagnare ed incoraggiare i genitori in tal senso, indicando le linee per il dialogo da sostenere e promuovendone la crescita anche in altre direzioni
  • In quanto persone adulte (o più grandi), autorevoli, nella rete di relazione dei nostri ragazzi, possiamo incoraggiarli ad adottare le misure di sicurezza necessarie per "non cadere nella rete".
  • Dobbiamo dare testimonianza di comportamenti rigorosi sia nel vissuto telematico che - soprattutto - nelle relazioni quotidiane in gruppo, in cortile, sul campo di gioco.

L'ultimo punto secondo me è il più importante perché mette in dialogo l'esperienza telematica con quella reale e può rappresentare per i ragazzi il modello di ogni relazione corretta tra sè ed un adulto estraneo.

Ci sarebbe da entare ancora più nel merito, ma per ora basta così. Ci sono altri spazi da rivendicare? Che problemi si pongono? Postate, gente, postate...

Non cadere nella rete

Si rincorrono da tempo gli allarmi e le preoccupazioni per il crescente uso della rete da parte dei ragazzi e dei bambini. Di tanto in tanto qualche notizia di cyberbullismo, truffe, abusi subiti (ma anche, non di rado, provocati) da ragazzini buca il muro dell'informazione e si fa strada lasciando smarriti i genitori, spesso meno competenti dei figli, che non riescono a fare un bilancio adeguato tra opportunità e rischi di un'appendice relazionale come quella rappresentata dal pc e dal telefonino.

Tra i tanti altri, segnaliamo l'ultimo nato tra i siti che intendono fornire informazioni sull'argomento; Non Cadere Nella Rete è un sito realizzato dal Movimento Italiano Genitori, con la Polizia Postale e la Symantec (Norton & C., per intendersi) che propone una serie di misure piuttosto corpose per difendere i ragazzi dall'uso improprio di internet da parte loro o di altri soggetti.

Alcune delle indicazioni fornite sono strettamente educative, altre sono regole di sicurezza da applicare all'uso del PC (e perché non anche del telefonino?).

Le misure educative si centrano prevalentemente sul dialogo; questo è senz'altro un bene e ben venga se la preoccupazione per l'uso del PC potrà essere lo spunto per iniziare un dialogo, che, ci auguriamo, non debba limitarsi a questo.

Devo anche - per inciso - ammettere il mio pessimismo al riguardo ed il timore che solo in una relazione con un dialogo ben avviato questi temi possano essere affrontati con successo.

Il sito mette anche a disposizione due guide, una per i genitori ed una per i ragazzi. Quest'ultima si rivolge piuttosto a preadolescenti e a ragazzi fino ai 13-14 anni e sembra prestarsi anche ad iniziare un dialogo personale o di gruppo su questi temi.

Andate a dare uno sguardo e riportate i vostri commenti. In un prossimo post, ci chiederemo quale può essere, su questo tema, lo spazio di noi educatori

Amicizia e nuove relazioni. Anche su internet.

Abbastanza in anticipo per i nostri standard, abbiamo pubblicato su Animare.it (e qui riportato) il testo integrale del Messaggio del Papa per la 43° Giornata dele Comunicazioni Sociali; provo ora a fornire una prima lettura di quelli che mi sembrano gli aspetti più significativi.

Intanto riporto il titolo ("Nuove tecnologie, nuove relazioni. Promuovere una cultura di rispetto, di dialogo, di amicizia") dal quale mi pare emerga una proposta di valorizzazione ed uno sguardo positivo nei confronti di Internet e dei social network in generale.

  1. Si prende atto della realtà della comunicazione interpersonale tramite Internet, rilevando le difficoltà per gli adulti di comprenderne la ricchezza e il fatto che tali tecnologie rappresentino un vero dono per l'umanità.
  2. Si rileva che il successo di tali tecnologie sono riflesso della vocazione profonda dell'uomo ad entrare in contatto con gli altri suoi simili, testimoniata dalle Scritture e dalla riflessione della Chiesa.
  3. Come ogni comunicazione umana, anche quella digitale deve essere fondata sull'amore cristiano, sul dialogo nella ricerca della verità, sul mettersi al servizio il più possibile dei soggetti altrimenti esclusi da questa e da altre forme di comunicazione (soprattutto chi è bisognoso e vulnerabile).
  4. Il Papa dedica un passaggio lungo all'amicizia, parola chiave dei social network, richiamando l'attenzione sul suo profondo significato. Il Papa dice che l'amicizia sviluppata attraverso i canali digitali deve affiancarsi alle relazioni umane nel mondo reale.
  5. Dice anche che le reti telematiche sono in grado di promuovere caratteristiche importanti dell'amicizia: il sostegno e l'incoraggiamento, il promuovere i propri e altrui talenti, l'incontro nella differenza.
  6. Per questo motivo, bidogna far sì che di questi doni possano beneficiare un numero sempre più grande di soggetti (con chiaro riferimento al digital divide).
  7. Il Papa esorta il giovani cattolici (noi?, voi? :) a portare nel mondo digitale la testimonianza della loro fede: Internet come nuovo aeropago dell'evangelizzazione (vedi su questo anche lo spezzone su YouTube, nel nuovo canale della Santa Sede).

Voglio far notate che in tutto il discorso non compaiono mai le parole rischio e pericolo. Mi sembra che questo abbia un significato comunicativo enorme ed indichi chiaramente che in questo campo non c'è da piantare barricate ma da indicare una strada e perseguirla con decisione.

Per questo, tutti noi che siamo a contatto con la rete e con i giovani che ne sono i veri animatori, dobbiamo essere grati e dobbiamo lasciarci porre tutte le domande che dal messaggio si pongono con forza.

Messaggio di Benedetto XVI, per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni sociali 2009

43ª GIORNATA MONDIALE DELLE COMUNICAZIONI SOCIALI

"Nuove tecnologie, nuove relazioni. Promuovere una cultura di rispetto, di dialogo, di amicizia."

24 maggio 2009

Cari fratelli e sorelle,

in prossimità ormai della Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, mi è caro rivolgermi a voi per esporvi alcune mie riflessioni sul tema scelto per quest’anno: Nuove tecnologie, nuove relazioni. Promuovere una cultura di rispetto, di dialogo, di amicizia. In effetti, le nuove tecnologie digitali stanno determinando cambiamenti fondamentali nei modelli di comunicazione e nei rapporti umani. Questi cambiamenti sono particolarmente evidenti tra i giovani che sono cresciuti in stretto contatto con queste nuove tecniche di comunicazione e si sentono quindi a loro agio in un mondo digitale che spesso sembra invece estraneo a quanti di noi, adulti, hanno dovuto imparare a capire ed apprezzare le opportunità che esso offre per la comunicazione. Nel messaggio di quest’anno, il mio pensiero va quindi in modo particolare a chi fa parte della cosiddetta generazione digitale: con loro vorrei condividere alcune idee sullo straordinario potenziale delle nuove tecnologie, se usate per favorire la comprensione e la solidarietà umana. Tali tecnologie sono un vero dono per l’umanità: dobbiamo perciò far sì che i vantaggi che esse offrono siano messi al servizio di tutti gli esseri umani e di tutte le comunità, soprattutto di chi è bisognoso e vulnerabile.

L’accessibilità di cellulari e computer, unita alla portata globale e alla capillarità di internet, ha creato una molteplicità di vie attraverso le quali è possibile inviare, in modo istantaneo, parole ed immagini ai più lontani ed isolati angoli del mondo: è, questa, chiaramente una possibilità impensabile per le precedenti generazioni. I giovani, in particolare, hanno colto l’enorme potenziale dei nuovi media nel favorire la connessione, la comunicazione e la comprensione tra individui e comunità e li utilizzano per comunicare con i propri amici, per incontrarne di nuovi, per creare comunità e reti, per cercare informazioni e notizie, per condividere le proprie idee e opinioni. Molti benefici derivano da questa nuova cultura della comunicazione: le famiglie possono restare in contatto anche se divise da enormi distanze, gli studenti e i ricercatori hanno un accesso più facile e immediato ai documenti, alle fonti e alle scoperte scientifiche e possono, pertanto, lavorare in équipe da luoghi diversi; inoltre la natura interattiva dei nuovi media facilita forme più dinamiche di apprendimento e di comunicazione, che contribuiscono al progresso sociale.

Sebbene sia motivo di meraviglia la velocità con cui le nuove tecnologie si sono evolute in termini di affidabilità e di efficienza, la loro popolarità tra gli utenti non dovrebbe sorprenderci, poiché esse rispondono al desiderio fondamentale delle persone di entrare in rapporto le une con le altre. Questo desiderio di comunicazione e amicizia è radicato nella nostra stessa natura di esseri umani e non può essere adeguatamente compreso solo come risposta alle innovazioni tecnologiche. Alla luce del messaggio biblico, esso va letto piuttosto come riflesso della nostra partecipazione al comunicativo ed unificante amore di Dio, che vuol fare dell’intera umanità un’unica famiglia. Quando sentiamo il bisogno di avvicinarci ad altre persone, quando vogliamo conoscerle meglio e farci conoscere, stiamo rispondendo alla chiamata di Dio – una chiamata che è impressa nella nostra natura di esseri creati a immagine e somiglianza di Dio, il Dio della comunicazione e della comunione.

Il desiderio di connessione e l’istinto di comunicazione, che sono così scontati nella cultura contemporanea, non sono in verità che manifestazioni moderne della fondamentale e costante propensione degli esseri umani ad andare oltre se stessi per entrare in rapporto con gli altri. In realtà, quando ci apriamo agli altri, noi portiamo a compimento i nostri bisogni più profondi e diventiamo più pienamente umani. Amare è, infatti, ciò per cui siamo stati progettati dal Creatore. Naturalmente, non parlo di passeggere, superficiali relazioni; parlo del vero amore, che costituisce il centro dell’insegnamento morale di Gesù: "Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza" e "Amerai il tuo prossimo come te stesso" (cfr Mc 12,30-31). In questa luce, riflettendo sul significato delle nuove tecnologie, è importante considerare non solo la loro indubbia capacità di favorire il contatto tra le persone, ma anche la qualità dei contenuti che esse sono chiamate a mettere in circolazione. Desidero incoraggiare tutte le persone di buona volontà, attive nel mondo emergente della comunicazione digitale, perché si impegnino nel promuovere una cultura delrispetto, del dialogo, dell’amicizia.

Pertanto, coloro che operano nel settore della produzione e della diffusione di contenuti dei nuovi media non possono non sentirsi impegnati al rispetto della dignità e del valore della persona umana. Se le nuove tecnologie devono servire al bene dei singoli e della società, quanti ne usano devono evitare la condivisione di parole e immagini degradanti per l’essere umano, ed escludere quindi ciò che alimenta l’odio e l’intolleranza, svilisce la bellezza e l’intimità della sessualità umana, sfrutta i deboli e gli indifesi.

Le nuove tecnologie hanno anche aperto la strada al dialogo tra persone di differenti paesi, culture e religioni. La nuova arena digitale, il cosiddetto cyberspace, permette di incontrarsi e di conoscere i valori e le tradizioni degli altri. Simili incontri, tuttavia, per essere fecondi, richiedono forme oneste e corrette di espressione insieme ad un ascolto attento e rispettoso. Il dialogo deve essere radicato in una ricerca sincera e reciproca della verità, per realizzare la promozione dello sviluppo nella comprensione e nella tolleranza. La vita non è un semplice succedersi di fatti e di esperienze: è piuttosto ricerca del vero, del bene e del bello. Proprio per tale fine compiamo le nostre scelte, esercitiamo la nostra libertà e in questo, cioè nella verità, nel bene e nel bello, troviamo felicità e gioia. Occorre non lasciarsi ingannare da quanti cercano semplicemente dei consumatori in un mercato di possibilità indifferenziate, dove la scelta in se stessa diviene il bene, la novità si contrabbanda come bellezza, l’esperienza soggettiva soppianta la verità.

Il concetto di amicizia ha goduto di un rinnovato rilancio nel vocabolario delle reti sociali digitali emerse negli ultimi anni. Tale concetto è una delle più nobili conquiste della cultura umana. Nelle nostre amicizie e attraverso di esse cresciamo e ci sviluppiamo come esseri umani. Proprio per questo la vera amicizia è stata da sempre ritenuta una delle ricchezze più grandi di cui l’essere umano possa disporre. Per questo motivo occorre essere attenti a non banalizzare il concetto e l’esperienza dell’amicizia. Sarebbe triste se il nostro desiderio di sostenere e sviluppare on-line le amicizie si realizzasse a spese della disponibilità per la famiglia, per i vicini e per coloro che si incontrano nella realtà di ogni giorno, sul posto di lavoro, a scuola, nel tempo libero. Quando, infatti, il desiderio di connessione virtuale diventa ossessivo, la conseguenza è che la persona si isola, interrompendo la reale interazione sociale. Ciò finisce per disturbare anche i modelli di riposo, di silenzio e di riflessione necessari per un sano sviluppo umano.

L’amicizia è un grande bene umano, ma sarebbe svuotato del suo valore, se fosse considerato fine a se stesso. Gli amici devono sostenersi e incoraggiarsi l’un l’altro nello sviluppare i loro doni e talenti e nel metterli al servizio della comunità umana. In questo contesto, è gratificante vedere l’emergere di nuove reti digitali che cercano di promuovere la solidarietà umana, la pace e la giustizia, i diritti umani e il rispetto per la vita e il bene della creazione. Queste reti possono facilitare forme di cooperazione tra popoli di diversi contesti geografici e culturali, consentendo loro di approfondire la comune umanità e il senso di corresponsabilità per il bene di tutti. Ci si deve tuttavia preoccupare di far sì che il mondo digitale, in cui tali reti possono essere stabilite, sia un mondo veramente accessibile a tutti. Sarebbe un grave danno per il futuro dell’umanità, se i nuovi strumenti della comunicazione, che permettono di condividere sapere e informazioni in maniera più rapida e efficace, non fossero resi accessibili a coloro che sono già economicamente e socialmente emarginati o se contribuissero solo a incrementare il divario che separa i poveri dalle nuove reti che si stanno sviluppando al servizio dell’informazione e della socializzazione umana.

Vorrei concludere questo messaggio rivolgendomi, in particolare, ai giovani cattolici, per esortarli a portare nel mondo digitale la testimonianza della loro fede. Carissimi, sentitevi impegnati ad introdurre nella cultura di questo nuovo ambiente comunicativo e informativo i valori su cui poggia la vostra vita! Nei primi tempi della Chiesa, gli Apostoli e i loro discepoli hanno portato la Buona Novella di Gesù nel mondo greco romano: come allora l’evangelizzazione, per essere fruttuosa, richiese l’attenta comprensione della cultura e dei costumi di quei popoli pagani nell’intento di toccarne le menti e i cuori, così ora l’annuncio di Cristo nel mondo delle nuove tecnologie suppone una loro approfondita conoscenza per un conseguente adeguato utilizzo. A voi, giovani, che quasi spontaneamente vi trovate in sintonia con questi nuovi mezzi di comunicazione, spetta in particolare il compito della evangelizzazione di questo "continente digitale". Sappiate farvi carico con entusiasmo dell’annuncio del Vangelo ai vostri coetanei! Voi conoscete le loro paure e le loro speranze, i loro entusiasmi e le loro delusioni: il dono più prezioso che ad essi potete fare è di condividere con loro la "buona novella" di un Dio che s’è fatto uomo, ha patito, è morto ed è risorto per salvare l’umanità. Il cuore umano anela ad un mondo in cui regni l’amore, dove i doni siano condivisi, dove si edifichi l’unità, dove la libertà trovi il proprio significato nella verità e dove l’identità di ciascuno sia realizzata in una comunione rispettosa. A queste attese la fede può dare risposta: siatene gli araldi! Il Papa vi è accanto con la sua preghiera e con la sua benedizione.

Dal Vaticano, 24 gennaio 2009, Festa di San Francesco di Sales.

Dall'ombelico al cuore

Mentre scrivevo questo post su Animare.it stava per aver luogo a Campi Bisenzio, vicino Firenze, il seminario nazionale - "Ombelico generation?" - organizzato dalla rivista trimestrale Liber che da vent'anni si occupa di letteratura per ragazzi.

Al centro dei riflettori i (o le) preadolescenti e la loro sovraesposizione a modelli femminili a senso unico, quelli delle riviste tra il glamour e il gossip che passano per le mani delle nostre ragazzine, a cui fa seguito la ricerca - se non la competizione - verso un modello di donna tutto spostato sull'apparire.

Obiettivo del seminario, come appare dalla recensione che ne fa il sito di Repubblica e dalla pagina di presentazione sul sito, è capire se "sono tutte qui le aspirazioni delle 'piccole donne' di oggi, che i media vorrebbero sbrigativamente esaurire nei sogni di estetiste, parrucchiere, ballerine o veline o mogli di calciatori". Guardando al versante dei media, poi, ci si chiede "quanto di questa realtà documentano e contribuiscono a creare i nuovi romanzi rivolti alle giovanissime, 'rosa' e non".

A me sembra interessante la ricerca di andare oltre il luogo comune per cercare quanto c'è di più al di là dell'ombelico nell'universo delle nostre giovanissime, perché questo è l'approccio che l'educatore deve seguire se non vuole stare, come spesso forse ci capita, a metà strada tra la riprovazione (il disgusto, a volte?) e l'indifferenza.

Prensentare ai ragazzi stessi qualcosa del loro io che vada al di là di ciò che si sforzano di mettere in mostra; trovare i modi per farlo, suggerendo letture, film, esperienze, modi di trascorrere il tempo; creare (siamo animatori, no?) occasioni per farlo insieme a loro; sono tutti compiti nostri.

Credo che la strada dall'ombelico al cuore passi anche attraverso la nostra capacità di cercare l'interiorità dei ragazzi al di là di ciò che loro mettono in mostra di sè.

P.S.: Se qualcuno è andato al seminario, torni a raccontarci qualcosa...

Questa casa non è un albergo

Una delle cose che vorremmo fare qui con voi sarà riportare risorse e notizie interessanti dal mondo dei media che possono essere impiegati nel lavoro con i P-A-G (Preadolescenti, Adolescenti, Giovani).
Io ascolto spesso la radio e alla radio, su Radio24, il sabato mattina, c'è una trasmissione davvero interessante: "Questa casa non è un albergo" (questa è la scheda del programma sul sito di Radio24).
La presentazione sul sito recita:
E’ un programma dedicato ai rapporti fra genitori e figli, i problemi, la capacità di parlarsi, la vita in comune. Perché genitori non si nasce, ma si diventa e le sfide connesse a questo ruolo sono sempre più complesse e impegnative. Un programma per discutere, condividere, approfondire, ascoltare e parlare. Un viaggio alla scoperta del genitore che siete o che vorreste diventare, con molte rubriche e, per la prima volta in una trasmissione radiofonica, con un intero spazio pensato e realizzato per i padri.
Lo stile di conduzione di Nicoletta Carbone e la competenza educativa di Alberto Pellai regalano un'ora di idee, riflessioni, analisi, sul mondo complicato e affascinante degli adolescenti, ben oltre i luoghi comuni.
La trasmissione è rivolta principalmente ai genitori, ma non manca di strizzare l'occhio ad altri educatori (insegnanti,...); proprio per questo privilegia il piano della relazione e dell'intevento in prospettiva educativa rispetto a quello dell'analisi psicosociologica.
La buona notizia è che l'archivio delle puntate è in rete e si può cercare tra gli argomenti trattati o per data.
Potrà capitare di riparlarne nelle prossime settimane per sottolineare qualche passaggio interessante, per cui state collegati.

Uno spazio per animatori



Una delle più ovvie norme stilistiche per chi scrive sul web è quella di dare del tu a chi entra nel sito, rivolgendosigli direttamente. C'è dietro l'idea di un contatto personalizzato con l'ospite, ma anche il presupposto che si senta solo, che non abbia nessuno alle spalle o accanto.

Qualche volta noi facciamo eccezione a questa norma e, come in questo caso, diamo del voi ai nostri ospiti; perché ciò a cui aspiriamo e proprio ricordare loro che possono essere in tanti.
E allora oggi siamo all'inizio di un percorso in cui vogliamo mettere al centro la nostra (nel senso di chi scrive+chi legge) capacità di confrontarsi, dialogare, per vincere la sfida di essere accanto ai giovani con tutto ciò che significa farlo là nei luoghi in cui ciascuno di voi li incontra e nei tempi, magari pochi ma proprio per questo da impreziosire, che le circostanze consentono.
Reagite. Questo spazio è - innanzitutto - vostro.


Questo Blog è animato da Gianni Tommasi e dalla redazione di Animare.it, il sito degli enimatori di gruppo ed educatori. Vai a visitare Animare.it e registrati per essere informato dei nuovi contenuti che andremo a pubblicare.